Namo Tassa Bhagavato Arahato SammÄ Saṃbuddhassa
Parola per parola:
- Namo, dal verbo namassati, inchinarsi, che regge il dativo: mi inchino, porgo i miei rispetti, venero, onoro, rendo omaggio (con le mani giunte);
- Tassa, dativo del pronome dimostrativo Ta˚ (vedico tad, ecc.; greco τον; latino is-te, tÄlis, ecc.; ing. that) = a lui
- Bhagavato, dativo di bhagavant (vedico bhagavant, fr. bhaga) fortunato, illustre, sublime, come epiteto e titolo significa «Signore». Applicato in quest’accezione al Buddha e ai suoi predecessori.
- Arahato, dativo di Arahant (vedico arhant, participio presente di arhati), significa meritevole, degno. Prima del buddhismo era usato come titolo onorifico per gli alti funzionari, come nell’italiano «Sua Eminenza», ma con la diffusione del buddhismo venne applicato popolarmente a tutti gli asceti. Adottato dai buddhisti come epiteto distintivo di chi ha raggiunto il summum bonum dell’aspirazione ascetica (il nibbÄna, ossia la totale estinzione del dolore esistenziale).
- SammÄ, (avverbio indeclinabile) (vedico samyak, “connessi in uno”): bene, giustamente, rettamente, nel modo giusto, come dovrebbe essere, ottimamente, perfettamente (contrario di micchÄ).
- Saṃbuddhassa, dativo di Saṃbuddha, auto-risvegliato.
Traduzione:
Onore a lui, al Signore, al degno, ben auto-risvegliato.