La risposta breve è no. Infatti, questa è la premessa che definisce il buddismo e uno degli insegnamenti fondamentali che lo differenzia dalle altre religioni. Nell’antico induismo, l’anima era detta atman e la visione buddista di base si presenta come anatman, ovvero «niente anima».
Si crede che l’anima sia qualcosa di unico, indipendente e immutabile che pertiene al nostro nucleo essenziale. Questa non è solo una credenza religiosa; in fondo, tutti crediamo di avere un’anima. Quando mi sento ferito, devo credere che ci sia un «me» separato che viene ferito. In questo senso, l’anima, il sé e l’ego si riferiscono alla stessa cosa: cioè alla nostra credenza in un quid unico, indipendente e immutabile, in senso sia terreno sia trascendente.
Ma Il Buddha insegnò che tutti i fenomeni — noi compresi — sono condizionati, e tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti. Ben lungi dall’essere singoli, indipendenti e immutabili, siamo costituiti di molte parti, siamo il risultato di cause e condizioni, che cambiano continuamente.
Tuttavia il buddismo dice che c’è una natura essenziale che trascende l’esistenza condizionata o materiale. Nel Buddhismo MahÄyÄna, questa è detta natura di Buddha, un’aperta distesa di risveglio in cui risiedono tutte le buone qualità .
È solo un’altra versione dell’anima? Beh, se la pensate in quel modo e se cercate di identificare il sé con essa. Ma, in realtà , la natura di Buddha è vuota di ogni concetto di sé e di identità , così come la nascita, la morte, il tempo, lo spazio, ecc. Essere anatman, se preferite.