Essere «qualcuno», essere «nessuno»

nagarjuna

Nāgārjuna

Quella che segue è una traduzione dall’inglese del capitolo XXVI della MÅ«la-mādhyamaka-kārikā di Nāgārjuna. Si tratta di un’esposizione sintetica della dottrina della produzione condizionata (paÅ£icca samuppāda).

Irretito dalla mancanza di lucidità, sopravvivo forgiandomi un destino coi miei atti impulsivi. Identificandomi, entro in situazioni in cui la personalità si dispiega e il mondo impatta sulla mia mente sensibile.

La personalità crea l’identificazione, proprio come l’attenzione, l’occhio e una forma colorata producono la visione.

Il contatto è la confluenza dell’identificazione e del mondo. Conduce ad esperienze che bramo di fare e/o di evitare. La brama m’inclina alla sensualità, alle opinioni, alle regole e ai ruoli.

Attaccamento è insistere ad essere «qualcuno»; non-attaccamento è esser liberi d’essere nessuno.

Essere «qualcuno» vuol dire essere compresi nel ruolo, impulsivi, in balìa del dialogo interno, identificati col corpo, che è nato, invecchia, muore, soffre tormento, dolore, dispiaceri, depressione, ansia.

L’angoscia emerge quando «qualcuno» nasce.

Gli atti impulsivi sono la radice della continuità della vita. Gli sciocchi sono impulsivi ma i saggi vedono le cose così come stanno. Quando la confusione cessa con la pratica dell’introspezione, anche gli atti impulsivi cessano.

Arrestando ciò che non accadrà, l’angoscia finirà.

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